domenica 28 novembre 2010

Pasta e patate (che si mangia in cucina)


La ricetta varia da regione a regione, da  paese a paese, da casa a casa, e capita spesso che nella stessa casa ne esistano varie versioni, a volte per quanti sono i componenti della famglia, immaginatevi le discussioni.
 Io la faccio così, ingredienti: cipolla, aglio, patate (meglio se vecchie), pasta (mista che ora si trova raramente, vanno bene gli avanzi tutti diversi di taglio piccolo o spezzati), carote, sedano, due pomodori di quelli appesi (vanno bene anche in scatola), scorza di Parmigiano, olio, sale e pepe, un ramo di rosmarino.
 Preparare un brodo  con carota, sedano, una cipolla e una patata.
 Soffriggere poca cipolla e poco aglio, per mezzo minuto, non devono imbiondire, aggiungere le patate precedentemente tagliate a cubetti e asciugate con lo straccio. Girare spesso con un cucchiaio di legno,  se no s'azzeccano. Far cuocere le patate senza farle rosolare, fate attenzione che non vengano fritte. Non stare al telefono inutilmente, non impelagarsi in altre faccende casalinghe, non lasciare mai gli occhi dalla pentola, al massimo accendersi una sigaretta o un bicchiere di vino per chi non fuma, però potete parlare con chi gradite. Questo è un piatto che si ''deve guardare'', nel senso che si deve sempre assistere.
 Aggiungere la pasta mista, un mestolo di brodo e girare ancora, man mano che la pasta cuoce aggiungere altro brodo, tenere la parte  liquida sempre poco più alta della pasta che intanto cresce, continuare a girare.
Recuperare dalla pentola qualche pezzetto patata, schiacciatelo con una forchetta e rimettetelo a cuocere, farà da collante e la renderà più consistente.
 Quasi alla fine aggiungere i due pomodori tagliati a unghia, la scorza vecchia di Parmigiano a pezzetti e un ramo di rosmarino. Se vedete una bella minestra densa, sicuri di come ''l'avete guardata'' (se non è così buttate tutto e fatevi un panino), potete anche spegnere quando è al dente, dopo aver aggiustato di sale.
Lasciare raffermare nella pentola coperta per cinque minuti,  un po' di pazienza, non vi eccitate, aspettate. Intanto potete apparecchiare per esempio o avvantaggiarvi iniziando già a pulire la cucina. Impiattate e macinateci un'anima di pepe.
 Dunque, la pasta e patate, si mangia in cucina.
 Ne ho avuto anche conferma qualche anno fa, da una persona a me cara.
 Non si mangia in sala da pranzo, è un piatto per gli intimi non  per i pranzi ufficiali o le tavole imbandite. Bisogna apparecchiare nella giusta e semplice misura, solo l'essenziale, ciò che effettivamente serve e non tirare fuori quel po' di argenteria che negli anni avete trovato a Porta Portese.
 La pasta e patate è l'esaltazione della semplicita popolare e va celebrata così, sennò non è pasta è patate, è un'altra cosa.
 Non a caso non è mai servita nei pranzi al Quirinale. Mai, eppure il Presidente la conosce, ma che vuol dire? lui non può mangiare in cucina, allora neanche la ordina per i banchetti di Stato e poi francamente credo che ai politici neanche piaccia.
Il vino,  ci vuole quello che ti lascia la bocca e i denti viola, rigorosamente senza etichetta, nei bicchieri della nutella.
 I piatti quelli vecchi, da tutti i giorni.
 La tovaglia pulita sì, ma semplice, quella del cassetto della cucina, ma se non c'è va bene uguale.
 Per l'avanzo del giorno dopo esistono un paio di mitologiche versioni. Una  fredda dal frigorifero o dal forno (che quando è spento, in alcune case, specialmente al sud, fa da cambusa), condita solo con un filo d'olio. L'altra ripassata in padella con olio, aglio e peperoncino a fuoco medio alto, ''la dovete sempre guardare'', fino a che non diventa arruscata (rosolata e di colore un po' più scura).
 Io pure oggi l'ho mangiata in cucina,  da solo, avevamo discusso con la mia ex fidanzata, io ho tenuto il punto e pure lei, così ognuno per conto suo.
 Stasera però abbiamo mangiato insieme la cioccolata, intanto che  scoprivamo che basilico ha imparato a togliere gli oggetti dalle scatole e poi dopo rimetterli a posto.


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