giovedì 17 febbraio 2011

Avanti Popolo, (la mostra sentimentale)

Alla Casa dell'Architettura di piazza Fanti a Roma fino a pochi giorni fa c'era una bella mostra, calda, romantica, piena di facce, facce ricche di passione e di impegno. Erano in mostra, per i novanta anni dalla fondazione del Pci tutti i cimeli e i ricordi di un paese che non sembra neanche il nostro.
 Le immagini degli studenti che cercano di salvare le biblioteche a Firenze, dopo l'alluvione del 66, quel bel volto di Nilde Iotti, le manifestazioni e le Marce per la Pace di Assisi. La copia dell'Unità col titolo "Primi" alle Elezioni Europee dell'84 (erano assai seri anche i titolisti dei quotidiani, non scrivevano "Abbiamo vinto").
I ciclostile dell'epoca per stampare volantini, la carta intestata, con il numero di telefono a cinque cifre di Botteghe Oscure 67111. Quelle facce là, quelle di prima del cambiamento antropologico.
 Le immagini dell'ultimo Segretario (l'unico che ho avuto la fortuna di amare quando portavo con imbarazzo l'acne giovanile sulla faccia), al congresso del P.C.U.S. a Mosca e il suoi commoventi funerali, gli appunti sulla Questione Morale.
 Quella faccia da... di D'Alema, che già a inizi anni settanta era uguale a oggi. Maurizio Ferrara e suo figlio Giuliano quando era ancora comunista. Le mondine. Le riunioni fumose nei collettivi di San Lorenzo a Roma. La Tribuna Politica, tutti rigorosamente con una sigaretta in bocca. Pasolini, che discute appassionatamente con Pajetta e Bertolucci. Luciano Lama e il Presidente Pertini con delle belle pipe tra le mani. Pio La Torre. Le facce stanche degli operai della FIAT dopo quaranta giorni di sciopero, che assistono alla marcia dei quarantamila quadri, intanto che gli rendono invani tutti i loro sforzi. Jan Palach e la primavera di Praga. Bologna 2 agosto 1980. La delegazione di comunisti polacchi ricevuti a Ciampino nel 72, i quaderni originali di Antonio Gramsci e molto altro ancora.
 Un'esperienza toccante, come andare a trovare i nonni che non ci sono più, e chiedergli: ma così eravate fatti? Che bei sogni avevate. Perché ho dimenticato le vostre facce?
 Poi tornando a casa, con una pioggia fina fina, di quelle che ti appesantiscono il cappotto ma non ti bagnano, ti senti gli occhi lucidi, pensi al Segretario, quella sua indicibile malinconia e quel sorriso straziante, ti dispiace che non c'è più e ti senti solo. Rifletti meglio e ti accorgi che non ti manca solo lui, ma un intera epoca.
 Ti senti sollevato poi, quando pensi che per fortuna non ha dovuto assistere a quella vergogna delle primarie del PD di un mese fa a Napoli.
 Ci sono uomini profetici anche al momento di morire, morendo si chiudono dietro un mondo intero, un epoca intera.
 Con gli anni ne accettiamo la perdita, solo concedendo loro che in realtà morirono in tempo.

A mastro Fabio

Nessun commento:

Posta un commento