martedì 10 luglio 2012

Giochi dell'estate

Prende il nome sicuramente dal periodo fascista, "calcio balilla", noi che non eravamo né figli né nipoti di fascisti, probabilmente per questo lo chiamavamo "il bigliardino".
Si sapeva quando si iniziava a giocare e non si sapeva quando si smetteva. Intere mattinate, pomeriggi.
Le regole c'erano ed erano uguali in tutti i circoli, in tutti gli oratori, in tutti i bar dello sport, non si poteva fare il passetto ed era vietato far roteare i giocatori.
Una raffinata frode era quella di bloccare il pomello che distribuisce le palline con una moneta da cento lire, e lasciare così sempre aperto il movimento della  distribuzione, cioè il cunicolo dentro la pancia legnosa del bigliardino. In questo modo la monetra risparmiava se stessa.
Poi un giorno Don Mimì se ne accorse e ci fece correre per tutta la campagna.


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