giovedì 8 settembre 2011

Bar Cialoni

 Ci sono posti che frequenti poco anche se stanno a fianco al portone di casa tua, a dire il vero non ci entri mai. Sono luoghi un po' pigri, un po' annoiati, dove tutto è sempre uguale. La stessa radio tutti i giorni, quella della Roma calcio, tutti i giorni lo stesso tema, Totti, il capitano. I giornali poggiati sul tavolo all'ingresso vicino al congelatore Algida, Il Messaggero, Il Tempo, Il Corriere dello Sport. Sono sempre uguali anche i clienti, i dipendenti del Ministero dell'Interno, i Carabinieri e gli studenti del Saint Louis. Le stesse bottiglie impolverate stanno lì da tanti anni, Vov, Amaro Lucano, Cinar e Biancosarti  sulla mensola in alto davanti allo specchio. Il caffè corretto all'anice, come quello che beveva mio nonno. Le facce dei lavoranti, i gilet viola con i bottoni dorati e i papillon neri come i pantaloni. Il buffet esposto sempre allo stesso modo e un foglio incollato sul vetro con la scritta a pennarello "Tavola Calda". Gli orari, non si sgarra di un secondo anche quelli uguali da sempre, dalle sei del mattino alle sette meno un quarto del pomeriggio, il sabato fino all'una e la domenica chiuso. E tu poi, tu sei più uguale di loro, però credi di non esserlo, tutte le mattine esci dal portone, con o senza carrozzina, devi prendere la vespa o no, e tutte le mattine non entri a prenderti un caffè e continui a non entrarci. 
 Poi un giorno vedi che dei muratori stanno facendo lavori di ristrutturazione e chiedi, ti rispondono che è cambiata la gestione. Ci verrà un'enoteca con cibo fusion di giorno e la sera aperitivi, cena e dopo cena con musica dal vivo.
 E così ti viene un po' di malinconia per non essere stato un uguale.

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