martedì 12 aprile 2011

Supersantos di Alessandro Mannarino

Solo chi ci ha giocato fino allo stremo, con la porta disegnata sui muri, comprende il valore già del titolo di questo bel disco.
 Questo musicante l'avevo scoperto per caso già nel primo cd. 
 Il secondo disco, quello di solito più atteso, anche dopo il successo che aveva avuto "Bar della Rabbia", si conferma un incanto. Il secondo disco è da sempre più difficile, nel primo c'è il lavoro di anni, il secondo viene fuori un po' più in fretta e devi dimostrare che la tua ricerca non è un caso isolato e lui ci è riuscito benissimo.
 Spesso manca alla bella musica italiana il coraggio anche delle belle parole, lui invece le mette bene insieme e da bravo stornellatore ci fa anche un po' sorridere, fa litigare Maddalena con Maria (sulla sessualità) davanti a Gesù in croce. 
 Il musicista è maturo e irriverente, il disco è ricco e coerente, tratta la poetica come luoghi di periferia. Dodici brani uno più bello dell'altro che raccontano un viaggio, dove si incontrano personaggi forse slegati tra loro.
 Questo ragazzo mi da l'impressione di essere un cantante errante da marciapiede non da Auditorium, un clown, un gitano, un impertinente buffone, con quell'aria all'antica che ti parla in faccia, come si diceva una volta.
 Mannarino viene a rassicuraci che la musica italiana non si fa solo dalla De Filippi.

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