giovedì 15 luglio 2010

Flaviii e Martiii

Domenica scorsa sono stato ad ascoltare di nascosto due giovani ragazze, mie vicine d'ombrellone, su una delle tante spiagge dalle parti di Capalbio. Parlavano delle cose di cui parlano i giovani, università, Londra, viaggi, aperitivi, Saviano, Ammaniti, cinema ecc.
La cosa che mi incurisiva però ed anche mi faceva un po' sorridere, era come troncavano le parole ed allungavano l'ultima vocale, in una frase ad esempio: Federico diventava Fedeee, Mattia Mattiii. Oppure ci vediamo a campooo per un apeee, ci vediamo a Campo de' Fiori e ci prendiamo un aperitivo. Un po' piu pigro, ponte Milvio, era solo ponteee. Il bello però è arrivato mentre trattavano con Mustafa, un ragazzo senegalese che tentava di vendergli delle collane: dai Mustiii facciamo tre collane per dieci euro.
Poi mi son ricordato di quel poeta profetico, morto più di trent'anni fa all'idroscalo di Ostia, diceva che l'Italia stava perdendo sia i suoi dialetti, sia la lingua classica, che l'unica lingua in cui si riconosceva era quella del linguaggio delle trasmissioni televisive più popolari.
E non c'era ancora la De Filippi.

mercoledì 14 luglio 2010

Il duomo e noi


Oggi sono andato a pranzo con il mio amico Jacob dalla sora Franca, è così che chiamo il ristorante giapponese di via dei Serpenti. E' stato un bel pranzo, pieno di chiacchiere e di affetti, era tanto che non ci vedavamo, lui vive a Tel Aviv. Tra le tante cose che son capitate tra i nostri pensieri e le nostre parole, ci è capitata anche un po' di banalissima scontentezza, su come sta la terra, inquinamento atmosferico, acque, montagne, falde, aria ecc. Non ci sentivamo garantiti da come uomini illustri e di potere stanno affrontando le cose, cioè il problema. Allora Jacob ad un certo punto mi fa: ''sai, la questione è che oggi per inziare a risolvere il problema dell'ambiente ed a vedere i primi risultati ci vorrebbero trent'anni, nessuno dei potenti della terra è disposto a iniziare, sa perfettamente che fra trent'anni non sarà più lì''.
Dopo un po' ci siamo salutati ed io sono tornato al lavoro con una Roma intorno calda e desertica. Però non ho potuto non pensare a Gian Galeazzo Visconti che ad un certo punto disse: ''voglio fare un duomo per Milano. L'architetto gli rispose: ''guardi signore sarà pronto tra 300 anni''. E lui firmò. Quando morì c'era solo una guglia. Quanta ambizione e quanta eternità in Gian Galeazzo.

sabato 10 luglio 2010

Luciano Ligabue


C'ho pensato tre mesi prima di decidermi ieri sera di andarlo a vedere, e soprattutto a sentire, con quella voce così maschia. Alla fine ci sono andato con Luigi, un amico mio che è venuto a prendermi con la sua Harley Davidson. Al ritorno ho fatto anche qualche centinaio di metri senza il casco. Per me è stata la prima volta, sia sulla moto, sia Ligabue, beh che dire ... meno male che ci siamo andati.
E' un lirico del rock.

giovedì 8 luglio 2010

Legge sulle intercettazioni


L'opinione pubblica bene informata è la corte suprema della democrazia

Joseph Pulitzer

lunedì 5 luglio 2010

Quindici anni fa ricevetti questa lettera, era un'estate calda, proprio come questa. Mi divertette allora , come mi diverte ancora oggi.

Dedico questo scherzo che si intitola ‘’A TE ’’, perché tu possa trascorrere una tenera estate di verde zucchino, avere incontri di rosso ciliegia e di ridere molto come le gialle carote, rinfrescarti col basilico verde, tuffarti in un mare di dolci risvegli e poi dissetarti con bevande alla menta e startene all’ozio in un dolce far niente. E la luce, la luce sia sempre al tuo fianco.

‘’A TE ’’

Nei prati con cespugli di rose, nei boschi, nei paesi piccini poggiati sul mare e in quelli graziosi sospesi su teneri colli, in viuzze isolate in campagna, sul monte dal carattere guappo, sulla strada di verde limone che porta ad Amalfi, nel viale alberato all’alba rosata, nel tramonto dorato, ovunque! Ovunque io vada, in bici o a piedi, lo sento nel naso lo sento nel petto: è il profumo di tiglio, dal sapore di miele. E questo mi rende voglioso di amori innocenti , vestiti di niente, senza destino (di bene o di male), un amore immortale. Intorno al mio collo ci metto una collana di rosse ciliegie e gialle percoche e per orecchini due nespole d’oro. Ed in testa una corona di gigli e di rose intrecciate con salvia ed alloro. Così da sembrare un onesto buon uomo ed insieme una gioviale signora.

Ma si lo confesso non voglio pudori: ho perso la brocca per il fresco basilico.
Con lui avrò un destino crudele, come fu quello di Medea, un destino impietoso. Ma mi piace. E' lui che mi esalta è lui che mi angoscia. Ne sono gelosa. Ogni mattina lo vedo al mercato, tutti lo cercano non c’è distinzione, lo cercan le donne lo cercano i maschi. Lo vedo in terrazzi; sui balconi fioriti in mezzo ai gerani e poi, nei cortili, dove con mano sensuale, una giovane donna con l’occhio nocciola, col seno scoperto; lo stuzzica spruzzandogli l’acqua e lui si sbottona, gli dona il suo profumo invadente e tutto questo davanti ai miei occhi.
Mi sono informata, è il figlio segreto del sole ed una donna che abita sulla riva del mare, una donna mortale, che canta canzoni d’amore... d'amore sensuale. E' come un eroe, non conosce rancori, non conosce affezione, ed è indifferente, spietato, al mio bisogno d’amore privato. Ci sta e poi ti abbandona. Tu speri che torni, tu speri che chiami, tu speri che cambi, che alla fine comprenda la tua anima infranta e metta dolcezza nella tua bocca che è amara. Ma è solo illusione.
Quando il padre dall’alto s'accorge che manca, domanda alla madre, domanda alle stelle, ma nessuno sa niente, é solo allora che il sole s'allontana e non scalda la terra. L’inverno arriva perché manca il basilico e no per cambiata stagione. Ed io metto il lutto sul mio cuore. Divento di pietra perché nessuno mai si avvicini al mio petto. E con sguardo da pazza, la bocca serrata, le mani conserte, imbecille lo aspetto.. malata di un illusione lontana.

La tenerezza del verde zucchino m’acquieta.
È dolce con quella aria senza muscoli tesi. È giovane, eppure, conosce le cose del mondo e questo lo rende un po’ vecchio sapiente, ma lui si presenta come chi non sa niente ed invece di dire ascolta soltanto. Mi toglie difese, mi porta in un mondo dove non ci sono le armi. Quanto mi piace il suo giallo turbante fatto a forma di fiore, per me è una corona di un principe forte e leale che non porta spadoni non porta pugnali, non ti butta per terra facendo sgambetti, è quello che vedi, non ha un’altra faccia.
La mia razza è troppo bastarda, anzi che dico, è solo distratta, per il troppo da fare, per avere il giusto riguardo, per quelli che ti portano pace.

E adesso ridete, ridete di cuore, ci son le carote, che fanno allegria e portano gioia, con il loro corpo di luce.
Son le sole che non hanno paura di niente, hanno sconfitto le tenebre per questo sono allegre e ridono sempre beate. Per comprenderle bene, per sorridere insieme, bisogna che diventi fanciullo fanciulla, che ti rimetti a giocare, perché è nel gioco che scompare quello che chiami il tuo male ancestrale.

E a te che mi leggi.
Mantieniti fresco con stoffe di leggere. E poggia i tuoi piedi in comodi sandali. E ricordati bene che d’estate non si fanno domande se è ''bene'' o se è ''male'', ma si respira soltanto. E non avere amori di lana, ma prenditi amori banali che non fanno calore. Rispetta gli amici e invitali a cena e brinda felice perchè il domani non è ancora arrivato. E quando riposi, riposa nel lino e metti al balcone la citronella che terrà lontano le zanzare feroci.


Ti abbraccio e mi avvolgo nel profumo dei fiori.
Ciro