domenica 23 maggio 2010

Il basilico ed il flamenco


Il seme del basilico è protetto da due piccole membrane sottili sottili che si aprono al centro. Quando a marzo si semina, dopo qualche giorno queste si staccano, poi il seme si apre come una noce, subito dopo la radice si sveglia ed esce, va giù per qualche centimetro, si rafforza, si inorgoglisce e si piazza ben salda nella terra, solo allora trova la forza per crescere, spingere in su, raggiugere la terrra in superfice, ed alla fine si mostra a noi un fogliolina piccola ed è primavera.
Anche il flamenco parte dal basso, dal ventre, dalla pancia: i piedi si piazzano ben saldi sulle tavole del palcoscenico, per poi esplodere sempre in alto, in su dove la voce e le braccia potrebbero non fermarsi mai.

giovedì 20 maggio 2010

Una partita che sarebbe piaciuta assai a Pasolini


Ho sognato che stavo su un traghetto che da Porto Santo Stefano mi portava all'isola del Giglio.
Erano molto vivaci e si facevano sentire parecchio i ragazzi del Porto Ercole calcio, stavano andando sull'isola per la semifinale di play off, per essere promossi in seconda categoria. Il mare era assai agitato, come si dice, forza 7 e qualcuno di loro faceva la fila davanti alla toilette perchè non si sentiva bene. Uno degli accompagnatori si faceva preparare un tè dopo l'altro al bar e glieli porgeva, segnando sempre su un foglio tutto spiegazzato le eventuali spese, tè appunto.
Eravamo arrivati al porto così agitati che l'isola si muoveva tutta dinanzi a noi, tanto ci aveva dato fastidio il mare.
C'erano ad aspettarmi Giulietta la mia ex fidanzata, Flavia e Basilico,
in macchina verso Campese gli raccontavo di questa semifinale e con mia sorpresa loro ne erano già al corrente, e così decidevamo di andarla a vedere.
Alle quattro in punto le due squadre si facevano trovare in campo puntuali, salutavano il pubblico e sorridevano. Lo sponsor del Giglio era ''Ragionier Cirillo'', quello de Porto Ercole ''SMA di Orbetello''. Io tifavo Porto Ercole, anche perchè Giulietta e Flavia tifavano Giglio. Il mediano del Giglio era il salumiere di Campese (il pubblico faceva battute, che a furia di vendere prosciutti, era finito per mangiarli), il portiere era il giovane direttore della filiale del porto del Monte dei Paschi di Siena, al centrattacco c'era l'idraulico del Castello.
Dopo una ventina di minuti, il numero dieci del Giglio, faceva un bel primo gol. Il Porto Ercole tentava una reazione ma per tutto il primo tempo non succedeva niente.
Nel secondo tempo il Giglio di gol ne faceva altri due, sempre il numero dieci. La partita finiva tre a zero. A bordo campo il pubblico, i carabinieri, ed i due infermieri erano felicissimi, era venuto nel finale anche il prete. Dopo la partita nel campo c'erano delle belle strette di mano, e pure pacche sulle spalle. Il Giglio sarebbe andato a disputare la finale dei play off con l'Amiata.
Più tardi incontravo le due squadre insieme all'Approdo (un bel bar sulla spiaggia, gestito da Julio, un brasiliano con moglie e figlia bolognesi), davanti ad un tramonto che ti toglieva il respiro, per farsi parecchi sorsi di birra.
Io poi chiedevo ad uno dei giocatori del Porto Ercole, se s'aspettava un risultato diverso? Questi mi rispondeva: che riconosceva la classe superiore del Giglio e che fino a due mesi prima il Giglio era primo in classifica con sette punti di vantaggio sulla seconda. L'attaccante del Giglio, il numero dieci appunto, si inseriva nel discorso per dirci che era la prima volta che faceva tre reti, e che il Giglio aveva avuto parecchia fortuna. E che comunque non avevano poi così tanta voglia di andare in una categoria superiore, in quanto in seconda categoria i campionati iniziano ad agosto, mentre invece la terza categoria ad ottobre, e che qui al Giglio hanno tutti da fare ancora per tutto settembre, devono sbarcare il lunario per tutto l'inverno.
Insomma era stato un match vero, come erano veri i suoi atleti, insomma un match senza sputi, calci agli stinchi, testate, nè gomitate in faccia. Senza mai sentine nè arbitro cornuto, nè negro di merda e neanche buu buu. Senza Moggi che trama, senza quel galantuomo del Presidente Napolitano che ammonisce Totti.
Lunedì poi mi sono svegliato dal sogno e dai giornali mi sono accorto che l'Inter ha vinto lo scudetto, che Mourinho non si sente amato in Italia e che Cannavaro dice che Gomorra é una vergogna per il paese.
Viva parecchie volte il calcio, quello vero, quello dei sogni.

la caffettiera


Anche la Moka, ideata dal signor Alfredo Bialetti nel trentatrè, come tante altre eccellenze, lascia il paese. Chiude la fabbrica di Omegna e si trasferiscono in Romania, immaginiamo tutti il perchè.
Le mattine che verrano da oggi in poi avranno un aroma ed un suono diverso. Se solo ripenso a tutte le litigate a cui ho assistito tra i miei nonni, quando lei per risparmiare ne portava in casa alcune non originali Bialetti...
ieri ne ho comprate nove, tutti i modelli esistenti

D'Alema?

L'ingegner De Benedetti nel libro intervista a Paolo Guzzanti ha così rilasciato: ''credo che D'alema abbia fatto tantissimi errori e non capisca più la sua gente, come il caso della Puglia insegna''. Ed ancora ''D'Alema e quelli come lui non hanno fatto mai niente''.
Arriva puntuale la replica domenica scorsa, durante un dibattito per la presentazione di un libro: ''in nessun paese al mondo si oserebbe dire ad un uomo politico, che siccome ha fatto politica, non ha combinato nulla nella vita. A nessuno verrebbe in mente di dirlo a Sarkozy''.
Invece io mi chiedo, come è possibile che a nessuno dei presenti è venuto in mente di ricordare all'onorevole D'Alema, che al Presidente francese (che l'università l'ha finita) non gli si può dire questo, perchè è stato anche un avvocato per tutti gli anni ottanta e novanta ed era ancora socio di uno studio legale fino al maggio del duemilaesette! E sicuramente finito il suo mandato si dedicherà ad altro, come fanno tanti, Gorbaciov, Blair, Gore, Chirac, Clinton e pure Prodi.

ecco questo, così semplicemente

venerdì 14 maggio 2010

anemone

speriamo che questo periodo di grande confusione porti un po' di luce.
''la luce del sole è il miglior disinfettante'', come dice un giudice americano.

Le vite degli altri

Ieri sera ho trascorso una bella ed inaspettata serata con luigi il falegname. era venuto a casa per prendere le misure di una zanzariera per la stanza di basilico. erano le sette quando è salito, poi non so cosa sia successo, ma alle undici e mezza stavamo ancora amabilmente discutendo di tutto, umanità, politica e pure etica. non mi accadeva da tanto di sospendermi per ore dal tempo.
Le vite degli altri sono come le dispense, ci trovi sempre cose molto gustose.

giovedì 13 maggio 2010

Saviano

Secondo parecchia gente in Italia, uno per avere il diritto di esprimere il proprio pensiero contro tutte le mafie e le arroganze deve prima essere ucciso. Così da morto i suoi scritti appariranno più veri, più sinceri, come sarà più autentica anche la foto che esporranno sulla scrivania.


mercoledì 12 maggio 2010

da ''la stampa'' di domenica scorsa

MINA
E pensare che una volta, qualche decennio fa, nei primi Anni Sessanta, i pediatri neonatologi sostenevano fortemente la bontà dell’allattamento artificiale. Lo preferivano a quello materno affermando che fosse più controllabile nella sua composizione. E le mamme che non avevano latte si consolavano. Le nonne, però, di nascosto scuotevano la testa e dicevano: «Mah, chissà dove andremo a finire?». Adesso è molto chiaro il contrario. Il latte materno, oltre a essere una trasfusione continua di amore puro, è in assoluto il migliore alimento. Il sottosegretario Eugenia Roccella ha promosso la campagna «Il latte della mamma non si scorda mai» per incoraggiare l’allattamento al seno soprattutto al Sud, dove è meno adottato.

E, forse, è vero che, come dice Gianni Letta che si è candidato come testimonial, dà una forza in più. «Quando esco da Palazzo Chigi la sera tardi, mi chiedo: davvero ho fatto tutte queste cose? Eppure, non sono stanco, anche se non ho più 25 anni. Quindi l’allattamento al seno lo raccomando». Mi commuove fino alle lacrime pensare al viso della mamma e alla faccina del neonato al momento della «pappa». Lei lo nutre con tutte le sue forze perché vuole che diventi «bello e iocundo e robustoso e forte», sì, proprio come il sole di San Francesco. Grande ruolo quello della femmina. Di tutte le specie. Una volta, alla domanda: «Rinasceresti uomo?», rispondevo precipitosamente di sì. Mi sbagliavo. Niente è barattabile con la possibilità di diventare madre. Se si riescono a tenere gli occhi aperti, lo spettacolo più bello al quale si possa assistere è quello della nascita. L’uomo, ogni uomo è un evento immenso.

E l’origine di questa immensità è la speranza che si libera nell’atto stesso del parto. Certo, noi siamo sempre troppo disattenti e la società di cui siamo, nonostante tutto, figli o figliastri, favorisce e alimenta una vita e uno sguardo distratto. Ma la donna, ogni volta, è in grado di sconquassare le nostre svagatezze mostrandoci un accadimento colossale. Quello della nostra nascita, appunto. Un atto di gloria, di umiltà trionfante che ci riporta dentro la nostalgia dell’essere creati. E insieme al nuovo individuo si origina la potenza più alta e invincibile che questa terra ci dia la possibilità di contemplare. La più grande di tutte le astrazioni e di tutti i meccanismi. Il vero, puro, sublime, commovente motore del mondo. Sua maestà la Madre.

Lupo vestito da Nonna

di Bruno Tognolini

Lupo vestito da Nonna
Lupo pagliaccio non hai ragione
Parli con bocca di televisione
Io te lo dico con parole mie
Non basta più che dici bugie
Naso lunghissimo, gambine corte
Non basta più che le dici più forte
Son canzonette logore e vecchie
Non ci si infilano più nelle orecchie
Invece che “della Liberazione
”Tu dici “festa della Libertà”
Sono pizzette di televisione
Sono trucchetti di pubblicità
Neanche i bambini che fanno nanna
Credono al lupo vestito da nonna
Perché lo sanno che al loro risveglio
Finisce sempre “per mangiarsi il meglio”
Nasino finto, parole ladre
Ecco il padrone dipinto da padre
Apri il sipario, chiudi il sipario
Col fazzoletto da partigiano
Apri il sipario, chiudi il sipario
Con il braccetto in saluto romano
Apri il sipario, chiudi il sipario
Verde padano federalista
Apri il sipario, chiudi il sipario
Palazzo romano supercentralista
Prima padrone ricco e potente
Poi padre saggio costituente
Siamo bambini, è vero: cucù!
Ma lo sappiamo che sei sempre tu
Con bocca grande di televisione
Con naso lungo e lingua che inganna
Apri il sipario, chiudi il sipario
Lupo vestito da Nonna

(Bruno Tognolini)