giovedì 20 maggio 2010

Una partita che sarebbe piaciuta assai a Pasolini


Ho sognato che stavo su un traghetto che da Porto Santo Stefano mi portava all'isola del Giglio.
Erano molto vivaci e si facevano sentire parecchio i ragazzi del Porto Ercole calcio, stavano andando sull'isola per la semifinale di play off, per essere promossi in seconda categoria. Il mare era assai agitato, come si dice, forza 7 e qualcuno di loro faceva la fila davanti alla toilette perchè non si sentiva bene. Uno degli accompagnatori si faceva preparare un tè dopo l'altro al bar e glieli porgeva, segnando sempre su un foglio tutto spiegazzato le eventuali spese, tè appunto.
Eravamo arrivati al porto così agitati che l'isola si muoveva tutta dinanzi a noi, tanto ci aveva dato fastidio il mare.
C'erano ad aspettarmi Giulietta la mia ex fidanzata, Flavia e Basilico,
in macchina verso Campese gli raccontavo di questa semifinale e con mia sorpresa loro ne erano già al corrente, e così decidevamo di andarla a vedere.
Alle quattro in punto le due squadre si facevano trovare in campo puntuali, salutavano il pubblico e sorridevano. Lo sponsor del Giglio era ''Ragionier Cirillo'', quello de Porto Ercole ''SMA di Orbetello''. Io tifavo Porto Ercole, anche perchè Giulietta e Flavia tifavano Giglio. Il mediano del Giglio era il salumiere di Campese (il pubblico faceva battute, che a furia di vendere prosciutti, era finito per mangiarli), il portiere era il giovane direttore della filiale del porto del Monte dei Paschi di Siena, al centrattacco c'era l'idraulico del Castello.
Dopo una ventina di minuti, il numero dieci del Giglio, faceva un bel primo gol. Il Porto Ercole tentava una reazione ma per tutto il primo tempo non succedeva niente.
Nel secondo tempo il Giglio di gol ne faceva altri due, sempre il numero dieci. La partita finiva tre a zero. A bordo campo il pubblico, i carabinieri, ed i due infermieri erano felicissimi, era venuto nel finale anche il prete. Dopo la partita nel campo c'erano delle belle strette di mano, e pure pacche sulle spalle. Il Giglio sarebbe andato a disputare la finale dei play off con l'Amiata.
Più tardi incontravo le due squadre insieme all'Approdo (un bel bar sulla spiaggia, gestito da Julio, un brasiliano con moglie e figlia bolognesi), davanti ad un tramonto che ti toglieva il respiro, per farsi parecchi sorsi di birra.
Io poi chiedevo ad uno dei giocatori del Porto Ercole, se s'aspettava un risultato diverso? Questi mi rispondeva: che riconosceva la classe superiore del Giglio e che fino a due mesi prima il Giglio era primo in classifica con sette punti di vantaggio sulla seconda. L'attaccante del Giglio, il numero dieci appunto, si inseriva nel discorso per dirci che era la prima volta che faceva tre reti, e che il Giglio aveva avuto parecchia fortuna. E che comunque non avevano poi così tanta voglia di andare in una categoria superiore, in quanto in seconda categoria i campionati iniziano ad agosto, mentre invece la terza categoria ad ottobre, e che qui al Giglio hanno tutti da fare ancora per tutto settembre, devono sbarcare il lunario per tutto l'inverno.
Insomma era stato un match vero, come erano veri i suoi atleti, insomma un match senza sputi, calci agli stinchi, testate, nè gomitate in faccia. Senza mai sentine nè arbitro cornuto, nè negro di merda e neanche buu buu. Senza Moggi che trama, senza quel galantuomo del Presidente Napolitano che ammonisce Totti.
Lunedì poi mi sono svegliato dal sogno e dai giornali mi sono accorto che l'Inter ha vinto lo scudetto, che Mourinho non si sente amato in Italia e che Cannavaro dice che Gomorra é una vergogna per il paese.
Viva parecchie volte il calcio, quello vero, quello dei sogni.

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