Questo spettacolo teatrale è una meraviglia.
Un racconto profetico, attraverso il quale si rivive parte della vita di Gadda. Prima a capo di una manciata di soldati (1915/18), ci ricorda l'assurdita di tutte le guerre. Poi il ''ce l'ho durismo'' di tutti i fascismi, attraverso le doti di amante/seduttore e della presa/controllo che esrcitava sulla gente Mussolini, che inevitabilmente ci ricorda altri uomini di potere molto più vicini al nostro tempo.
Gadda, attraverso l'arte e la voce di Gifuni, racconta tutta la paura, il dolore, l'ironia e l'angoscia di una vita non diversa dalle nostre.
Insomma una rappresentazione da non perdere.
Ma non è questo il punto, perchè l'opera d'arte può anche non incontrare il nostro gusto e il resto non conta.
L'arte conta però, conta quando il giorno dopo ti svegli e ti senti stimolato, arricchito da nuovi strumenti di critica.
Se uno spettacolo, un quadro, un concerto, un racconto, anche un buon cibo emoziona i tuoi sentimenti più nascosti, poi, sei portato a rifletterci per parecchio tempo. E ti risvegli al mattino che non puoi fare a meno di pensare e discutere di quello che hai visto o ascoltato la sera prima. Tutto questo, come dice Fabrizio, lo avevano capito già i greci, che avevano inserito il tempo per il teatro, nel tempo dedicato alla produttività e no nel tempo libero.
Gli artisti per questo hanno una grande responsabilità nei nostri confronti, ci aiutano a riflettere, ci aprono la mente si, e a volte ci fanno anche enormi danni.
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